Bambini nel passeggino con il telefono, bambini al ristorante davanti al tablet.
Sempre di più si vedono bambini piccoli con gli smartphone in mano. Quali sono i rischi? Come gestire tecnologia e bambini?
Tecnologia: un bene o un male?
Tecnologia nei primi tre anni di vita
Il ciuccio digitale
Tecnologia: un bene o un male?
Risponderò così: non è una domanda facilissima. Ti spiego perché. La tecnologia non va demonizzata perché non è un male in se. La tecnologia ci aiuta in tantissime cose basti pensare che una volta per cercare un sinonimo bisognava sfogliare 500 pagine del vocabolario e oggi basta un clic sul web. Quindi sarebbe sbagliato demonizzare totalmente la tecnologia. Se ci pensi, sarebbe anche infattibile perché ormai fa parte della nostra società, i nostri bambini sono nati con la tecnologia. Quindi risponderei dicendo che se ne viene fatto un uso consapevole allora può essere uno strumento positivo. Il genitore, o l’adulto in questione, ha il compito e la responsabilità di educare a un avvicinamento graduale alle tecnologie tenendo sempre in considerazione l’età del bambino e mettendo delle regole condivise all’uso.
Il bambino di 7 anni che sta studiando geografia e pone una domanda al genitore che può legittimamente non sapere la risposta può rispondere al suo bambino chiedendo aiuta al web e utilizzandolo insieme scoprono la risposta magari osservando il mondo, i paesi e la geografia.
Un bambino di 2 anni messo davanti al tablet al ristorante mentre viene imboccato dal genitore non è considerato un approccio adeguato.
Tecnologia nei primi tre anni di vita
Prima dei 3 anni un bambino non dovrebbe entrare in contatto con i dispositivi tecnologici.
Daresti le chiavi della macchina a tuo figlio senza che lui abbia la patente?
Nei primi tre anni di vita il bambino sta imparando a entrare in contatto con il mondo e con le varie dimensioni della vita reale. Metterlo in contatto con una dimensione virtuale e quindi una finta relazione non gli da la possibilità di toccare, sentire, ascoltare, manipolare, gestire un conflitto e soprattutto entrare in relazione ed educarsi alle emozioni.
Infatti oggi, uno dei problemi più grandi che si riscontrano nei giovani è l’incapacità di gestire le emozioni proprio perché le emozioni hanno bisogno di tempo, di lentezza e di persone concrete con cui relazionarsi. Il mondo virtuale invece è veloce e finto.
La riflessione che viene naturale è: dal momento in cui i bambini apprendono imitando sta a noi adulti dare l’esempio. Se noi percepiamo lo smartphone come un prolungamento di no stessi, sarà normale che il nostro bambino considererà fondamentale utilizzare questo strumento per fare come mamma o papà.
Il ciuccio digitale
Una volta ho letto un articolo che parlava di tablet e smartphone definendolo il ciuccio digitale. Questa definizione mi è piaciuta da subito perché penso che renda bene l’idea dell’utilizzo che tendiamo a fare oggi di questi mezzi tecnologici.
Pensaci: quando tendiamo a offrire smartphone o tablet ai nostri bimbi?
Quando siamo stanchi e non abbiamo voglia di giocare con loro
Quando vogliamo distrarlo da una crisi di pianto
Quando vogliamo evitare un capriccio
Quando vogliamo cucinare senza stress
Quando vogliamo goderci una cena al ristorante
Questi sono solo alcune delle situazioni più comuni. Queste situazioni sono accumunate da una costante: evitare di entrare in relazione con l’emozioni del nostro bambino.
In un mondo veloce e stressante come quello di oggi, gli schermi diventano “un ciuccio digitale” comodo e veloce per mettere fine alle fatiche.
Qual è il rischio? Il rischio è quello di crescere bambini incapaci di affrontare un conflitto, incapaci di gestire la noia o la rabbia, incapaci di sviluppare autonomia e pensiero critico.
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