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COME AFFRONTARE IL TEMA DELLA SOFFERENZA E DELLA MORTE CON I NOSTRI BAMBINI

Aggiornamento: 11 lug 2023

Sto affrontando un lutto in famiglia: come affrontarlo con il mio piccolo di due anni? Posso farmi vedere piangere? Posso portarlo alla cerimonia del funerale o meglio di no? Come rispondo alle sue domande?


Il tema della morte e della sofferenza crea ancora tanti dubbi e tanta paura quando entra nelle case delle famiglie. L’istinto di proteggere i propri figli da alcune tematiche e da alcune emozioni è molto forte, ma vediamo qui di seguito cosa accade e alcuni consigli educativi pratici.




Parlare di morte è una grande opportunità educativa


Come facciamo a parlare di questi temi con i nostri piccoli? Nelle case di tante famiglie ancora rimane argomento tabù perché spesso non sappiamo che risposte dare o cerchiamo delle risposte universali che possano proteggere i nostri bambini o ancora, cerchiamo di tenere tutto nascosto e represso dentro la nostra pancia o dietro la porta del bagno.


È comprensibile perché spesso ci sentiamo impotenti davanti a questi temi: dobbiamo fare i conti con la nostra sofferenza e pensiamo che questi aspetti della vita non debbano entrare a far parte della vita di nostro figlio. Eppure, sono proprio i nostri bambini che fin da piccoli cominciamo a chiederci cosa significa questa parola. Durante le mie giornate al nido, nel ruolo di educatrice mi sono arrivate domande del tipo: “ma quindi se il nonno è morto può capitare anche a me?” (Leo, 3 anni).



La nostra società non ci è d’aiuto


Siamo bombardati quotidianamente da telegiornali che ci vomitano che abusano di parole come morte, cimitero, bare, violenza, omicidio, brutale, male etcc… e queste parole riempiono le case tutti i giorni e sono le stesse case e la stessa aria che i nostri bambini respirano e allo stesso tempo viviamo in una società che a tutti i costi ci chiede di essere sempre performante e allontana la sofferenza “se sei triste sei debole, non puoi piangere”.


Parlare di morte e sofferenza con i nostri bimbi quindi penso sia non solo doveroso, ma sia un’opportunità educativa per noi genitori da cogliere! Il concetto di morte ci permette di affrontare il concetto di finitudine della vita che non è infinita e quindi ci porta a educare i nostri figli a prendersi cura della vita in quanto sacra e a prendersi cura di chi è malato. La cura come fondamentale processo di consolazione ed elaborazione.



Come i bambini percepiscono la morte?


Due principali indicazioni per avere meglio chiara la situazione in base all’età del bambino che abbiamo di fronte.

  • 0-3 anni: i bambini in questa fascia d’età non percepiscono la morte come concetto razionale ma “sentono”. Percepiscono l’ambiente che sta attorno, l’atmosfera, le emozioni degli altri, percepiscono il senso e la paura dell’abbandono (lo sappiamo bene noi educatori e noi genitori quando affrontiamo gli inserimenti al nido!).

  • 3-6 anni: i bambini in questa fascia d’età percepiscono la differenza tra la vita e la morte però ancora non conoscono il carattere definitivo della morte infatti spesso ci può capitare di sentire un bambino che ci dica: ”ok è morto ma quando torna?” come se la morte fosse un viaggio con un ritorno.



Come parlarne? Alcuni consigli pratici


Possiamo e dobbiamo usare la parola “morte”! È il suo termine corretto. Evitiamo di utilizzare tutte quelle “bugie bianche” come <il nonno è partito> <il nonno l’hanno preso perché era tanto buono> che mi verrebbe da dire che forse è anche diseducativo perché un bambino potrebbe pensare “beh allora forse non mi conviene essere tanto buono…”



Alcuni consigli pratici per te:

  • Parlare di morte e malattia con i suoi veri termini

  • Possiamo farci vedere piangere! Verbalizzando quello che stiamo provando (se siamo in uno stato emotivo molto intenso e pensiamo possa spaventare nostro figlio è corretto invece farci aiutare).

  • Verbalizzare significa dire ad alta voce: “hai ragione, la mamma sta piangendo perché è molto triste”

  • Essere per i nostri figli contenitori emotivi cioè accoglierli nelle loro emozioni e riuscire a STARE con le loro emozioni senza farli sentire sbagliati. La tristezza fa parte della vita ed è nostro compito mostrare loro come questa emozione esiste, ma poi si trasforma. (se pensiamo a quante volte dopo un lutto ci troviamo a raccontare, a distanza di tempo, aneddoti simpatici vissuti insieme alla persona ora scomparsa).

  • Possiamo portarli al cimitero certo! Magari è bene spiegare prima cosa troveranno concretamente in questo posto. Questo può essere un modo per creare un processo di cura ed elaborazione del lutto (esempio: il bambino potrebbe chiederti di voler portare un disegno al cimitero per dare un bacio al nonno)

  • Scegliere bene le parole da usare; bisogna essere sempre sinceri. Se non conosciamo il futuro della persona malata non diciamo a nostro figlio “quando uscirà dall’ospedale porteremo il regalo” perché se poi questo non succederà perché la persona non guarirà il figlio si potrà sentire tradito e perderà la fiducia in te.


RICORDA: i bambini non ci chiedono di avere le risposte a tutte le loro domande, ma ci chiedono di riuscire a stare in quello che loro stanno provando.



 

Stai affrontando un periodo faticoso e non sai come gestirlo emotivamente con il tuo bambino?




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